SINOSSI DELLA TRAGEDIA “IDOTAPO” di Pietro Sanclemente
con Dominique Evoli e Margó Volo
Acnal (notaio schizofrenica e alcolizzata che vorrebbe lasciare la professione per fare la giocoliera ai semafori) e Sciatù (psichiatra fallita che intrattiene rapporti sessuali promiscui con i suoi pazienti) sono le due madri di Idotapo, una ragazza transessuale diciassettenne prossima alla maggiore età, meta ambita per poter ricorrere alla transizione completa Male to Female. È mattino, Acnal parla con un cliente e quando conclude la chiamata Sciatù le rivela di aver avuto, la sera prima, un incidente stradale. Una ragazza con lo scooter e senza casco ha sterzato per schivarla, è caduta dal veicolo ed è rimasta inerme a seguito di un grave trauma cerebrale (morirà in ospedale). Acnal la rassicura dicendole che non verrà istruito alcun processo e che non è penalmente perseguibile. Sciatù vuole il divorzio, perché il matrimonio ritiene sia una formalità inutile e nonostante tutto conferma il suo amore per Acnal, che la ama a sua volta. Le due decidono di divorziare e continuare a vivere assieme come scolarette. Ma dov’è Idotapo? Pare che alle due madri poco importi. Molto più urgente della scomparsa di Idotapo pare essere l’imminente gravidanza di Sciatù, che ha avuto un rapporto sessuale non protetto per rimanere incinta. Sarà rimasta incinta? No, perché tre anni prima l’era stato diagnosticato un cancro dell’utero e si era dovuta sottoporre ad una isterectomia totale. Un caso di pseudociesi. Ma c’è una soluzione: le ovaie non le sono state asportate e quindi può ricorrere alla fecondazione in vitro, magari usando lo sperma del suo partner sessuale il quale però, pare, non voglia avere figli. Sciatù, nonostante tutto, si convince che potranno andare a vivere tutti insieme: lei, Acnal, Idotapo, il paziente/partner sessuale e il figlio avuto attraverso una madre surrogata. Le due donne cominciano ad interrogarsi sulla sorte di Idotapo, uscita la sera prima e scomparsa nel nulla. Ecco apparire il signor Leandra, allucinazione visiva di Acnal, che insinua nella mente della sua vittima l’ipotesi che la figlia sia morta. Acnal accoglie con gioia la notizia e anche Sciatù se ne rallegra, anche se dubitano dell’affidabilità delle parole del signor Leandra. Temono che abbia semplicemente deciso di restare a dormire a casa di qualche amica. Cominciano a pensare a tutte le procedure burocratiche e chirurgiche alle quali si sarebbe dovuta sottoporre la figlia e si convincono che la sua morte sia una benedizione, un pensiero in meno. La immaginano già in un cassonetto dell’immondizia o in qualche canale di scolo. Ma Idotapo ritorna, incazzata, con un abito di paillettes e otto centimetri di tacco. Ha in mano una bottiglia di vodka. Il viso insanguinato. È stata picchiata e stuprata. Le madri quasi non l’ascoltano dicendole che se va in giro vestita da puttana sono cose che capitano. Torna il signor Leandra e inizia una complicata disquisizione sulle teorie di Sartre. Idotapo rivela di essere positiva all’HIV e che presto morirà, ma prima vuole fare la transizione: orchiectomia, penectomia e vaginoplastica. Vuole morire completamente femmina e rifiuta di curarsi perché vuole raggiungere la sua fidanzata, la ragazza dello scooter morta in ospedale a seguito dell’incidente in cui Sciatù era rimasta illesa.