Il continente africano è teatro di un’ondata di omolesbobitransfobia senza precedenti.
La regione del Nord-Africa è purtroppo tra le più colpite: in Marocco e Tunisia l’omosessualità e le espressioni di genere non conformi sono considerate crimini punibili con il carcere. Sempre in Tunisia, un movimento razzista ha iniziato a prendere esplicitamente di mira i rifugiati e i richiedenti asilo LGBTQIA+ subsahariani. In Egitto non esiste una legge che criminalizzi esplicitamente l’attività sessuale tra persone dello stesso sesso. Tuttavia, la legge n. 10/1961 sulla lotta alla prostituzione (1961) è usata in modo selettivo per colpire individui di diversi orientamenti sessuali e identità di genere. Inoltre, nel 2020 la Dar Al Iftaa (organo consultivo islamico del governo) ha emesso una serie di fatwe (pareri legali), tra cui una che condanna l’omosessualità e delinea la necessità di un intervento medico (cioè “terapie di conversione”).
Sebbene la situazione giuridica delle persone LGBTQIA+ sia molto diversa da quella italiana, esistono analogie sociali e culturali che vale la pena esplorare per costruire un dialogo costruttivo e solidale tra gli attivisti LGBTQIA+ di tutto il Mediterraneo.
In questo spirito, 3 attivisti provenienti da Egitto, Tunisia e Marocco ci parleranno di cosa significhi fare attivismo nel loro Paese e come possiamo aiutarli.
Intervengono:
Moderano Yuri Guyana di Allout e Guglielmo Giannotta di ACET
Se puoi raggiungi l’evento con i mezzi pubblici: pensiamo anche ai diritti del pianeta.
Puoi calcolare il percorso migliore andando sul sito di ATM o sull’app.