“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge”. – Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, 1948
Articolo 1
Esigiamo pari diritti, tutele e benefici garantiti a tutti gli altri cittadini
A più di 70 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e dalla promulgazione della Costituzione Italiana, la comunità LGBTQIA+ italiana deve ancora ribadire con forza una richiesta elementare e chiara: esigiamo pari diritti, tutele e benefici garantiti a tutti gli altri cittadini. L’articolo 3 della Costituzione, che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini, viene sempre più spesso tradito oggi che si tolgono tutele e opportunità, invece di aumentarle per garantire pari dignità sociale e di diritto davanti alla legge.
Ancora troppe sono le discriminazioni subite in termini di diritto allo studio, al lavoro, alla salute, alla famiglia, ma ancor prima a esprimere liberamente la propria personalità godendo di piena dignità e protezione.
Vediamo che sono rimessi in discussione diritti acquisiti e vengono perpetrati continui attacchi, con diffamazioni, false notizie, volgari e biechi riferimenti a una cultura discriminatoria, omolesbobitransafobica e razzista, e perfino attacchi fisici e minacce.
Per questo, reclamiamo con forza la pienezza dei diritti di cui siamo portatori in quanto persone umane, membri dell’unica famiglia umana: chiediamo di essere riconosciutə dallo Stato, in primis, dalla società, nella scuola, sul luogo di lavoro, in famiglia.
Le associazioni del Coordinamento Arcobaleno di Milano in occasione del Pride Milano 2023 ribadiscono con forza queste richieste in questo documento politico. Gli ambiti in cui le persone LGBTQIA+ subiscono discriminazioni sono ancora molti, i miglioramenti necessari altrettanti e la lotta di emancipazione che promuoviamo è intersezionale, a coprire tutte le dimensioni del vivere (economica, lavorativa, culturale, sociale, sanitaria, etc.) e situazioni personali.
Per il 2023, abbiamo deciso di porre l’attenzione su due temi che sono particolarmente urgenti e sui quali le persone LGBTQIA+ stanno subendo un forte attacco dalle forze conservatrici e di governo: i diritti delle famiglie omogenitoriali e dei loro figli e i diritti delle persone transgenere, non binarie e di genere non-conforme.
Chiediamo che vengano riconosciuti i diritti dei figlə delle famiglie omogenitoriali e di tutte le pluralità di composizioni familiari che le persone esprimono liberamente e consapevolmente nella società libera e democratica. Chiediamo che venga riconosciuta la genitorialità delle persone LGBTQIA+, che si assumono responsabilità e doveri morali, sociali ed economici, senza vedere spesso un riconoscimento ufficiale da parte dello Stato.
Diciamo no agli orfani di Stato! No a figliə con un solo genitore! No a bambine e bambini più fragili, meno tutelati, discriminati.
Chiediamo che venga riconosciuto il diritto delle persone transgender, non binarie e gender non-conforming all’autodeterminazione, alla libertà di scelta sui propri corpi, sui propri percorsi – culturali, sociali, biologici –, all’affermazione della propria identità di genere e della propria personalità.
La Repubblica Italiana dovrebbe “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”, al contrario i percorsi di affermazione dell’identità di genere sono di fatto ostacolati da una legge ormai vecchia di oltre 40 anni – e perciò da rivedere -, e le persone che li intraprendono vengono discriminate ed emarginate.
Chiediamo che le persone transgender, non binarie e gender non-conforming vengano vistə e riconosciutə nella bellezza della loro individualità, nella ricchezza della loro diversità, nella pienezza dei loro diritti al pari di ogni altro essere umano e cittadino italiano.
Vogliamo vivere in una Milano capace di farsi luogo di incontro tra persone capaci di rispettarsi e riconoscersi, che dia accesso alle medesime opportunità, senza distinzione per il luogo dove si è nati, il corpo, l’abilità, la personalità, l’identità di genere, l’orientamento sessuale e ogni altra condizione personale. Un luogo non elitario, dove siano garantiti il rispetto, il diritto all’educazione e all’accesso alle cure, alle persone migranti come a quelle fragili economicamente.
Nella convinzione che quando ognuno può trovare il proprio posto nella società, tuttə ci guadagnano, tuttə stanno meglio. Al contrario, quando anche solo uno è discriminato, tuttə sono più fragili e soli.
Vogliamo una Milano in prima fila nella difesa di diritti umani, dove le persone della comunità LGBTQIA+ non si sentano più cittadinə discriminatə, ma riconosciutə e liberə di costruire il proprio percorso personale di vita, la propria famiglia, il proprio futuro.
Articolo 2
Riconoscere pari diritti per lə figlə di tutte le famiglie
La famiglia rappresenta il primo e fondamentale gruppo sociale di confronto e crescita personale di ciascun individuo. Tuttavia, in Italia, le famiglie omogenitoriali sono ancora oggetto di discriminazione e pregiudizio.
Le politiche dell’attuale Governo hanno inasprito questa situazione, attaccando le famiglie arcobaleno e togliendo diritti ai loro figlə, cui viene negata la possibilità di avere legalmente riconosciuti entrambi i genitori. Interrompendo il riconoscimento all’anagrafe dei due genitori nello stato di famiglia, anche in quei pochi Comuni che sfidando il vuoto legislativo lo stavano applicando, il Governo rende ancora più fragile la situazione di questi minori, dei veri orfanə di Stato!
Questo porta il genitore non riconosciuto a diventare un completo estraneo, su un piano giuridico: nessuna rappresentanza legale, nessun diritto o dovere, a causa del mancato riconoscimento dovuto alle leggi antiquate in vigore in Italia, anche in presenza di un atto di nascita costituito all’estero da una coppia omogenitoriale ma che non viene ritenuto valido in Italia.
Un trattamento che, in fase di registrazione all’anagrafe nel nostro Paese, non avviene invece per le famiglie eterogenitoriali, le quali non sono obbligate ad approfondire alcun legame. Per lo Stato è sufficiente che i due genitori comunichino di volersi prendere cura dellə minore, assumendosene la responsabilità. Noi crediamo che questo diritto dovrebbe essere esteso e garantito anche alle famiglie omogenitoriali. Vogliamo che sia garantita la circolazione libera ed egualitaria di tutte le famiglie all’interno dell’Unione Europea.
A questo punto l’unica via che si apre per ottenere il pieno riconoscimento di una famiglia omogenitoriale è quella legale, con l’adozione dellə minore da parte del genitore non riconosciuto, un percorso che nel nostro Paese è lungo, complesso, incerto e oneroso. Ricorrere al percorso di adozione “in casi particolari” è una procedura che può durare da due a più anni. In questo lasso di tempo il genitore non riconosciuto non potrà prendersi cura dellə minore, anche nella semplice quotidianità, dall’accompagnarlə a scuola alla visita dal medico o in ospedale, dove non potrà starlə vicino come e quanto vorrebbe senza avere sempre in tasca una delega.
Avere un solo genitore rende ə minori più fragili: se la coppia si separa in maniera particolarmente conflittuale, non ci sono tutele a garantire allə minore di continuare ad avere due genitori che si occupino del suo benessere, o se disgraziatamente il genitore riconosciuto muore, ə minore rimane orfanə.
Il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali rappresenta un principio di giustizia e uguaglianza che interessa tutta la società. Ogni persona, indipendentemente dalla propria identità sessuale e dalla propria capacità e scelta di procreare, dovrebbe avere gli stessi diritti e le stesse opportunità di formare una famiglia. Ciò nonostante, gli ostacoli sono ancora molti e spesso derivano da pregiudizi già abbondantemente superati dalla comunità scientifica internazionale, che concorda che non sussistono differenze significative nello sviluppo tra figliə di genitori omosessuali ed eterosessuali.
La Repubblica deve rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Ma non è così, anzi, spesso le leggi innalzano barriere, creando differenze di trattamento tra i cittadini. Ne è un esempio la procreazione medicalmente assistita (PMA).
In Italia, le tecniche di procreazione assistita sono riservate solo alle coppie maggiorenni ed eterosessuali, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile. Non possono accedervi le persone single e nemmeno le coppie omosessuali, e questo non è degno di uno stato democratico.
Questo diritto invece è tutelato e regolamentato per tutti i cittadini senza distinzione in altri Stati dell’Unione Europea, qualificando il nostro Paese tra i meno progrediti, indietro di oltre quarant’anni. Queste barriere legislative sono tra l’altro dannose e inutili, perchè non tengono in conto che le persone single e le coppie omosessuali spesso non rinunciano al progetto di diventare genitori e di crearsi una famiglia, spingendole semplicemente a rivolgersi altrove; sempre che possano permetterselo dato che sono percorsi onerosi e complessi.
Questo vale anche per tutte quelle coppie che ricorrono alla gestazione per altri (GPA), una pratica ampiamente diffusa in larga percentuale tra le coppie eterosessuali e regolamentata, legittimata e riconosciuta in numerosi Paesi nel mondo da più di 20 anni – a differenza delle tante false notizie diffuse da certi partiti conservatori e dai media.
Ad aprile di quest’anno, la Commissione Giustizia della Camera ha adottato il testo base della legge che propone di perseguire la GPA come reato universale, cioè punito anche se commesso all’estero. Un atto ideologico e sproporzionato.
La gestazione per altri è già vietata nel nostro Paese, con pene severe come la reclusione da 3 mesi a 2 anni e una multa da 600.000 ad un milione di euro.
Questo comporta, che chi nasce con GPA da famiglie omogenitoriali si trova perciò sospesə in un limbo per un certo periodo: pur avendo un regolare atto di nascita con entrambi i genitori riconosciuti nello Stato in cui è natə, quello stesso certificato non viene considerato valido per lo Stato italiano e non viene trascritto negli Uffici Anagrafe dei Comuni Italiani. Chi nasce con GPA da coppie eterosessuali invece non ha nessun problema.
Ecco quindi che l’infante, per un periodo di tempo più o meno lungo, che può anche durare mesi, non potrà ottenere dallo Stato Italiano tutti i documenti essenziali come codice fiscale, tessera sanitaria, carta d’identità, passaporto, ecc., a differenza di qualsiasi minore italianə.
La via del riconoscimento dei figli alla nascita diventa così sempre più difficile, poiché la Politica non riconosce una realtà evidente, quale è quella dellə minori appartenenti ad un nucleo familiare omogenitoriale, svantaggiandoli di fatto, e negando loro gli stessi diritti alla nascita degli altri cittadini.
Per lo Stato non dovrebbe essere importante come è stato messo al mondo unə minore, ma perché, riconoscendo così tutte quelle persone che desiderano crescere unə propriə figliə, fortemente volutə, cercatə, accuditə e amatə, come accade in molte altre famiglie italiane!
Lo Stato quindi dovrebbe legittimare l’autodeterminazione, la capacità e la scelta di procreare del genitore, riconoscendone semplicemente l’intento di dare amore, protezione e cura, gli elementi necessari al naturale svolgimento della vita familiare. È l’amore che crea una famiglia!
Ma l’amore da solo non basta a tutelarci.
Serve una legge per il riconoscimento alla nascita anche per i figlə delle coppie omogenitoriali, certificando la doppia genitorialità e non obbligando più a ricorrere ai tribunali.
Anche la Corte Costituzionale con la sentenza n.32 del 2021 ha disapprovato l’assenza di una legge che autorizzi il riconoscimento giuridico del rapporto di filiazione con entrambi i genitori, con queste eloquenti parole: “Questa Corte non può esimersi dall’affermare che non sarebbe più tollerabile il protrarsi dell’inerzia legislativa, tanto è grave il vuoto di tutela del preminente interesse dellə minore, riscontrato in questa pronuncia”.
In conclusione, non c’è più tempo da perdere. Non è più tollerabile che chi nasce abbia diritti diversi sulla base dell’identità sessuale dei genitori.
Meritiamo un’Italia in linea con i principi di uguaglianza e libertà della nostra Costituzione e al passo con le direttive dell’Unione Europea in materia di diritti civili.
Diciamo basta alle discriminazioni!
Basta “orfanə di Stato”!
Articolo 3
Riconoscere parità e diritti alle persone transgender, non binarie e di genere non conforme
In Italia, la situazione delle persone transgender, non binarie e di genere non conforme è tragica. Il nostro Paese ospita oltre 500mila persone transgenere, ed è il primo in Europa per reati contro questa comunità. La mancanza di protezione e di percorsi adeguati porta a un alto tasso di suicidi e alla marginalizzazione economica, con difficoltà nell’accesso al lavoro a causa della propria identità di genere.
La condizione delle persone transgenere andrebbe migliorata, promuovendo il reale riconoscimento di diversi diritti, ad oggi, non adeguatamente garantiti in molto ambiti, tra cui:
Rettifica dei documenti anagrafici. Il riconoscimento del principio di autodeterminazione è fondamentale per i diritti delle persone transgenere, non binarie e di genere non conforme. Ciò richiede una revisione della legge 164 del 1982 sulla rettificazione dell’attribuzione di sesso e la sostituzione del percorso ONIG, che attualmente è complesso e obsoleto, con quello WPATH dell’OMS. Il percorso ONIG, applicato per prassi ma in realtà non previsto dalla legge 164, prevede un lungo processo psicologico, l’accesso alla terapia ormonale sostitutiva e il “test di vita reale”, che è limitante e vìola il principio di autodeterminazione. Invece, il percorso di transizione dovrebbe essere inclusivo di tutte le soggettività transgenere, incluse le persone non binarie. Il percorso giudiziario per la rettifica dei documenti anagrafici dovrebbe essere semplificato e trasformato in una procedura anagrafica comunale come in tanti altri Stati esteri ed europei.
Accesso alla sanità. A Milano, e in generale in Lombardia, i servizi sanitari dedicati alle persone in percorso di affermazione di genere sono carenti. L’Agenzia italiana del farmaco ha stabilito la gratuità delle Terapie Ormonali Sostitutive (TOS) per le persone transgenere, ma la procedura è rigida e restrittiva. Si pensi che solo una farmacia ospedaliera in tutta la Lombardia è abilitata all’erogazione dei farmaci, rendendone difficile il reperimento. Inoltre, una sola endocrinologa del SSN è abilitata alla prescrizione, mentre ogni endocrinologo dovrebbe essere abilitato a prescrivere il piano terapeutico.
Le persone transgenere, non binarie e di genere non-conforme in Italia hanno difficoltà ad accedere alla sanità pubblica. È necessario coinvolgere il personale sanitario in corsi formativi regolari per garantire un ambiente sicuro e non discriminatorio. Coloro che hanno già rettificato i propri documenti non possono accedere a tutti gli screening, aumentando il rischio di non individuare l’eventuale incidenza di malattie, tra cui quelle oncologiche. Le chirurgie di genere sono affidate a poche strutture ospedaliere pubbliche, rendendo l’accesso molto complicato ed estremamente lungo.
Filiazione transgenere. Le persone transgenere hanno difficoltà ad accedere agli screening legati alla propria salute sessuale e alla possibilità di procreazione come la crioconservazione. Per gli uomini transgenere e le persone non binarie che abbiano i documenti rettificati nel genere maschile diventa impossibile accedere anche all’interruzione volontaria di gravidanza, il che le porta a rivolgersi ai professionisti privati, mentre le persone transgenere che decidono di portare avanti la gravidanza si trovano senza risposte riguardo a dove partorire, al ruolo genitoriale anagrafico e se il partner sarà riconosciuto come genitore effettivo.
Diritto alla casa. Le persone transgenere, non binarie e di genere non conforme in Italia hanno molte difficoltà ad accedere a casa e alloggio a causa della discriminazione da parte di agenzie immobiliari e proprietari che li associano a stereotipi stigmatizzanti, ed è difficile anche l’accesso a strutture di accoglienza pubbliche e private. Ciò spinge queste persone a ricorrere a situazioni abitative precarie, senza contratto né garanzie. È importante affrontare il problema della discriminazione e garantire la dignità sociale e abitativa per tutti i cittadini italiani, come sancito dall’Articolo 3 della Costituzione.
Registro di genere e lavoro. Il primo Registro di Genere approvato a Milano nel 2022 consente il riconoscimento del genere di elezione per le persone transgenere su tutti i documenti di competenza del Comune. Questa procedura facilita l’accesso ai seggi elettorali e rappresenta un importante passo verso il miglioramento delle vite transgenere. Tuttavia, è necessaria una maggiore educazione in tema di diversità e inclusione nei percorsi di formazione e sui posti di lavoro per prevenire la discriminazione già in fase di colloquio e in sede di assunzione. Occorrerebbe promuovere in maniera attiva il contrasto a discriminazioni e violenze sui luoghi di lavoro determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere con una legge regionale e percorsi di formazione e sensibilizzazione del personale amministrativo, sanitario e scolastico.
Carriera alias. Attualmente, non esistono criteri univoci a livello statale per la carriera alias degli studenti transgenere presso le istituzioni scolastiche e universitarie, né i requisiti necessari ad accedervi. Ciò genera una profonda disparità tra le scuole e università e porta anche all’abbandono degli studi. È importante che lo Stato renda obbligatoria l’istituzione della carriera alias in tutti gli istituti e fornisca linee guida univoche per il suo funzionamento, aprendo un tavolo di discussione con le associazioni e le soggettività transgenere.
Elezioni e liste elettorali. È necessario rivedere la gestione delle liste elettorali presso i seggi per renderla più rispettosa delle persone transgenere, non binarie e di genere non-conforme. Attualmente, la presenza di due liste separate e distinte nei due generi binari, uomo e donna, sulla base del sesso assegnato alla nascita, esclude altre identità di genere e costringe le persone transgenere a fornire continui coming out forzati al momento dell’accesso al seggio per esprimere il voto, violando privacy e integrità. Questo comportamento allontana le persone transgenere dal voto e potrebbe portarle all’astensionismo. Una soluzione potrebbe essere la suddivisione dei votanti in ordine alfabetico per cognome, a prescindere dal genere. È necessario un intervento legislativo per modificare la divisione delle liste.
Minority stress. A Milano, le persone transgenere, non binarie e di genere non-conforme hanno a disposizione un numero molto limitato di luoghi ricreativi e di socializzazione inclusivi e sicuri. Questa mancanza di spazi può causare il cosiddetto minority stress, ovvero tensioni, difficoltà e stress psicologico a causa dei pregiudizi e delle discriminazioni culturalmente radicati nella società, che possono portare a disturbi dell’alimentazione, della salute mentale, abuso di sostanze e suicidio. È importante garantire spazi di decompressione e appagamento relazionale per queste persone, dove si sentano rispettate e al sicuro nel poter esprimere la loro identità, per evitare l’isolamento sociale, la discriminazione e la solitudine.
Marginalizzazione e doppia discriminazione delle persone migranti. La Città Metropolitana, la Regione e lo Stato devono fornire un maggiore supporto e una rete più connessa per l’inserimento sociale e lavorativo delle persone transgenere migranti. Queste persone sono particolarmente vulnerabili a discriminazione e marginalizzazione a causa della loro identità di genere e del loro status migratorio. Le istituzioni pubbliche potrebbero fornire programmi di accoglienza e integrazione che includono tutor multiculturali e psicologi qualificati per assistere nelle sfide della vita quotidiana, differenze culturali e supporto emotivo. Inoltre, le istituzioni dovrebbero offrire assistenza nell’inserimento lavorativo e nell’apprendimento delle lingue locali per facilitare l’integrazione sociale ed economica.
In conclusione, non è più accettabile che la comunità transgenere sia rappresentata da persone che parlano al posto di tale comunità, senza apportare alcun miglioramento e relegandole a stereotipi e pregiudizi non veri. Questo svantaggio sociale non deve essere ignorato dalla collettività né dalle istituzioni, poiché le persone transgenere, non binarie e di genere non-conforme hanno il diritto di avere una vita dignitosa. È urgente che la comunicazione tra la comunità trans e la società civile, le istituzioni e lo Stato avvenga attraverso tavoli di discussione, soprattutto considerando il recente richiamo dell’Unione Europea nei confronti del nostro Paese per le politiche discriminatorie e poco rispettose dei diritti umani.
Articolo 4
Le istanze della rete migranti
Insieme per una casa senza confini
Libertà di movimento
La persecuzione delle persone LGBTQIA+ in molti paesi porta molte di loro a diventare rifugiati. È importante garantire la libertà di movimento e promuovere la solidarietà e l’uguaglianza di tutt*.
Diritto alla salute
La distruzione dei servizi sanitari pubblici e le barriere linguistiche e documentali ostacolano l’accesso alla salute per le persone svantaggiare. È necessaria una formazione specifica per il personale, campagne informative multilingue e investimenti nella sanità preventiva.
Diritto alla casa
Il diritto alla casa è diventato un privilegio e l’accesso alla casa è essenziale per la sopravvivenza. Rivendichiamo il diritto alla casa per tutt*, senza discriminazioni economi o di cittadinanza. Chiediamo l’assegnazione immediata di tutte le case sfitte.
Ci opponiamo alla gentrificazione e al mercato immobiliare che favoriscono i privati, sostenendo spazi sociali che lottano per il diritto alla casa e promuovono comunità antirazziste e LGBTQIA+.
Diritti sul lavoro
Il mondo del lavoro evidenzia le discriminazioni e lo stigma culturale che colpiscono le persone razzializzate e in particolare le persone trans-razzializzate. Rivendichiamo la decriminalizzazione del lavoro sessuale, salari dignitosi per tutt* e protezione sul posto di lavoro, indipendentemente dalla professione.
Chiediamo anche un reddito universale per garantire una vita degna per tutt*, senza ricatti economici.
Diritto alla città e a una vita degna
Chiediamo una città inclusiva per tutte le persone, indipendentemente da origine, identità di genere e orientamento sessuale.
Vogliamo combattere lo stigma sociale e la violenza statale che colpiscono le persone straniere LGBTQIA+.
Rivendichiamo risorse specifiche, il riconoscimento dei titoli di studio stranieri e una lotta antirazzista all’interno della comunità LGBTQIA+.
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